PER NON FAR FINTA DI NON SAPERE; reportage dai campi profughi Palestinesi in Libano
LA MOSTRA
La mostra è stata intitolata “Per non far finta di non sapere; reportage dai campi profughi Palestinesi in Libano” perchè il principale scopo è quello di divulgare al massimo, visto che i media nazionali non ne parlano o quando ne parlano ne parlano in maniera distorta, la drammatica situazione che sono costretti a vivere i nostri amici Palestinesi in Libano.
Ho avuto la possibilità e la fortuna di partecipare ad una delegazione di giornalisti, politici e persone comuni ad un viaggio conoscitivo in Libano. Devo dire che prima di partire non conoscevo niente o poco sulla questione Palestinese, quindi ho vissuto questa esperienza senza alcun pregiudizio ideologico.
Sicuramente questo è stato un viaggio di quelli che ti cambiano la vita, quando torni a casa ti rendi conto che non potrai vedere più le cose come le vedevi prima di partire.
La mostra non vuole essere solo una denuncia della situazione in cui sono costretti, i nostri amici Palestinesi ma anche un messaggio di speranza, perchè ci possiamo rendere conto di ciò che bambini, donne e uomini devono subire, ma che con il nostro aiuto, le nostre proteste, la nostra voce verso i potenti del mondo, questo possa cambiare e non risuccedere più.
Vedere come i bambini, all'interno di questo modo di vivere drammatico, cercano di crears un loro mondo di serenità, che attraverso i loro sorrisi fa sperare che un giorno le cose potranno e dovranno cambiare.
Sono stati proprio i bambini a chiedermi che quando sarei tornato nel mio Paese, avrei fatto conoscere attraverso le immagini scattate, la loro situazione, in modo che nessuno possa dire: io non lo sapevo.
E' anche per questo che abbiamo ideato e creato, insieme alla mia compagna Mariangela, la mostra che stiamo promuovendo in giro per l'Italia.
La mostra dopo essere stata presentata in anteprima nazionale a Roma durante la giornata in ricordo di Stefano Chiarini, giornalista de Il Manifesto, è stata ospitata a cura del Comune di San Gimignano (Siena), del Comune di San Casciano val di Pesa (Firenze), del Comune di Lari (Pisa), del Comune di Campi Bisenzio (Firenze), del Comune di Polistena (Reggio Calabria), del Comune di Murlo (Siena) e del Comune di Bressana Bottarone (Pavia), del Comune di Castelnuovo Berardenga (Siena), del Comune di Grosseto e del Comune di Siena.
FINALITA’ GENERALI
In una realtà sempre più multiculturale anche all’interno del nostro paese è prioritario far conoscere alle comunità, anche più piccole, i vissuti così diversi di chi oggi giunge fin qui. Ciò permette, oltre alla comprensione di un contesto più ampio, di andare oltre, nella quotidianità, le immagini precostituite e di vedere l’ “altro” come portatore di storie, a volte simili a volte diverse.
Crediamo fermamente che sia un buon passo verso la costruzione di un’ integrazione reale basata sul rispetto e sulla conoscenza e che permetta allo straniero di non nascondersi dietro un’etichetta che abitualmente gli viene incollata addosso a priori.
Conoscere i contesti di provenienza di alcune delle persone che oggi potenzialmente vivono al nostro fianco, è inoltre indispensabile per creare un’opinione consapevole che ci permetta di fare scelte politiche e sociali ragionate. Utilizzare una prospettiva dal basso, partendo dalle esperienze dei singoli individui in altre realtà è sicuramente un buon modo per dare voce a chi non riesce a farla giungere alle nostre orecchie.
OBBIETTIVI SPECIFICI
L’obbiettivo dell’iniziativa vuole essere quello di porre l’attenzione del pubblico su una situazione in genere poco affrontata dai media tradizionali e di creare, attraverso le immagini e i suoni, un contatto con un mondo che appare lontano ma che oggi, in una realtà sempre più interconnessa, non può più essere ignorato. Oggi i palestinesi del Libano vivono per la maggior parte nei campi profughi in condizioni precarie, con abitazioni prive di qualsiasi sicurezza e impianti elettrici di fortuna. Oltre alle dure condizioni materiali vi sono quelle di un’identità negata: a circa 400.000 palestinesi che vivono nei 12 campi profughi libanesi viene precluso l’accesso a 73 professioni, l’iscrizione alle università è soggetta a forti limitazioni e gli abitanti dei campi sono fortemente dipendenti dai servizi offerti dalle organizzazioni internazionali e dall’UNRWA. I giovani hanno pochi sbocchi lavorativi e di realizzazione personale.
Gli sguardi vivi dei ragazzi che appaiono nelle foto, le attività di vita quotidiana nei campi, gli occhi sofferenti degli anziani, accompagneranno il visitatore in un percorso toccante in grado di comunicare molto più delle parole.
Le immagini e i suoni permettono di immergersi all’interno dei campi tramite le persone che li vivono, con i loro drammi e le loro piccole felicità quotidiane.
MATERIALE
La mostra è composta da circa 50 fotografie, formato 30x45 cm montate su cornice, un dvd composto da circa 100 immagini in slide show accompagnate da colonna sonora, alcuni pannelli di descrizione della situazione dei “campi”, un minicatalogo e delle cartoline da dare in omaggio ai visitatori. Inoltre, ove possibile la mostra si avvale di un allestimento che coinvolge al massimo il visitatore. Infine siamo in grado di organizzare eventi collaterali all’inaugurazione.
COSTI PREVISTI
Chiediamo un piccolo rimborso spese che comprende l’allestimento da parte nostra e la nostra presenza all’inaugurazione della mostra e la progettazione grafica (esclusa la stampa) del materiale promozionale.
La mostra è stata intitolata “Per non far finta di non sapere; reportage dai campi profughi Palestinesi in Libano” perchè il principale scopo è quello di divulgare al massimo, visto che i media nazionali non ne parlano o quando ne parlano ne parlano in maniera distorta, la drammatica situazione che sono costretti a vivere i nostri amici Palestinesi in Libano.
Ho avuto la possibilità e la fortuna di partecipare ad una delegazione di giornalisti, politici e persone comuni ad un viaggio conoscitivo in Libano. Devo dire che prima di partire non conoscevo niente o poco sulla questione Palestinese, quindi ho vissuto questa esperienza senza alcun pregiudizio ideologico.
Sicuramente questo è stato un viaggio di quelli che ti cambiano la vita, quando torni a casa ti rendi conto che non potrai vedere più le cose come le vedevi prima di partire.
La mostra non vuole essere solo una denuncia della situazione in cui sono costretti, i nostri amici Palestinesi ma anche un messaggio di speranza, perchè ci possiamo rendere conto di ciò che bambini, donne e uomini devono subire, ma che con il nostro aiuto, le nostre proteste, la nostra voce verso i potenti del mondo, questo possa cambiare e non risuccedere più.
Vedere come i bambini, all'interno di questo modo di vivere drammatico, cercano di crears un loro mondo di serenità, che attraverso i loro sorrisi fa sperare che un giorno le cose potranno e dovranno cambiare.
Sono stati proprio i bambini a chiedermi che quando sarei tornato nel mio Paese, avrei fatto conoscere attraverso le immagini scattate, la loro situazione, in modo che nessuno possa dire: io non lo sapevo.
E' anche per questo che abbiamo ideato e creato, insieme alla mia compagna Mariangela, la mostra che stiamo promuovendo in giro per l'Italia.
La mostra dopo essere stata presentata in anteprima nazionale a Roma durante la giornata in ricordo di Stefano Chiarini, giornalista de Il Manifesto, è stata ospitata a cura del Comune di San Gimignano (Siena), del Comune di San Casciano val di Pesa (Firenze), del Comune di Lari (Pisa), del Comune di Campi Bisenzio (Firenze), del Comune di Polistena (Reggio Calabria), del Comune di Murlo (Siena) e del Comune di Bressana Bottarone (Pavia), del Comune di Castelnuovo Berardenga (Siena), del Comune di Grosseto e del Comune di Siena.
FINALITA’ GENERALI
In una realtà sempre più multiculturale anche all’interno del nostro paese è prioritario far conoscere alle comunità, anche più piccole, i vissuti così diversi di chi oggi giunge fin qui. Ciò permette, oltre alla comprensione di un contesto più ampio, di andare oltre, nella quotidianità, le immagini precostituite e di vedere l’ “altro” come portatore di storie, a volte simili a volte diverse.
Crediamo fermamente che sia un buon passo verso la costruzione di un’ integrazione reale basata sul rispetto e sulla conoscenza e che permetta allo straniero di non nascondersi dietro un’etichetta che abitualmente gli viene incollata addosso a priori.
Conoscere i contesti di provenienza di alcune delle persone che oggi potenzialmente vivono al nostro fianco, è inoltre indispensabile per creare un’opinione consapevole che ci permetta di fare scelte politiche e sociali ragionate. Utilizzare una prospettiva dal basso, partendo dalle esperienze dei singoli individui in altre realtà è sicuramente un buon modo per dare voce a chi non riesce a farla giungere alle nostre orecchie.
OBBIETTIVI SPECIFICI
L’obbiettivo dell’iniziativa vuole essere quello di porre l’attenzione del pubblico su una situazione in genere poco affrontata dai media tradizionali e di creare, attraverso le immagini e i suoni, un contatto con un mondo che appare lontano ma che oggi, in una realtà sempre più interconnessa, non può più essere ignorato. Oggi i palestinesi del Libano vivono per la maggior parte nei campi profughi in condizioni precarie, con abitazioni prive di qualsiasi sicurezza e impianti elettrici di fortuna. Oltre alle dure condizioni materiali vi sono quelle di un’identità negata: a circa 400.000 palestinesi che vivono nei 12 campi profughi libanesi viene precluso l’accesso a 73 professioni, l’iscrizione alle università è soggetta a forti limitazioni e gli abitanti dei campi sono fortemente dipendenti dai servizi offerti dalle organizzazioni internazionali e dall’UNRWA. I giovani hanno pochi sbocchi lavorativi e di realizzazione personale.
Gli sguardi vivi dei ragazzi che appaiono nelle foto, le attività di vita quotidiana nei campi, gli occhi sofferenti degli anziani, accompagneranno il visitatore in un percorso toccante in grado di comunicare molto più delle parole.
Le immagini e i suoni permettono di immergersi all’interno dei campi tramite le persone che li vivono, con i loro drammi e le loro piccole felicità quotidiane.
MATERIALE
La mostra è composta da circa 50 fotografie, formato 30x45 cm montate su cornice, un dvd composto da circa 100 immagini in slide show accompagnate da colonna sonora, alcuni pannelli di descrizione della situazione dei “campi”, un minicatalogo e delle cartoline da dare in omaggio ai visitatori. Inoltre, ove possibile la mostra si avvale di un allestimento che coinvolge al massimo il visitatore. Infine siamo in grado di organizzare eventi collaterali all’inaugurazione.
COSTI PREVISTI
Chiediamo un piccolo rimborso spese che comprende l’allestimento da parte nostra e la nostra presenza all’inaugurazione della mostra e la progettazione grafica (esclusa la stampa) del materiale promozionale.
L'allestimento della mostra a Siena
A Siena, grazie ai grandi spazi che avevamo a disposizione, abbiamo potuto realizzare un allestimento diverso dal solito.
Abbiamo voluto inserire alcuni materiali che ricordassero i campi profughi del Libano.
Era nostra intenzione cercare di ricreare certe "suggestioni" che si possono vivere visitando i "campi".
Di seguito le fotografie.
Abbiamo voluto inserire alcuni materiali che ricordassero i campi profughi del Libano.
Era nostra intenzione cercare di ricreare certe "suggestioni" che si possono vivere visitando i "campi".
Di seguito le fotografie.
Alcune frasi dei visitatori della mostra
(Gianluca Mengozzi, Presidente Arci Toscana) Bravi!! E' bello dare immagine e voce a chi non ce l'ha. Vivissimi complimenti.
(Senza firma) La vera essenza della Palestina.
(Alessandra) Non ci sono parole per descrivere il degrado a cui sono costrette le persone per colpa della guerra e dell'intolleranza.
(Enzo) Chi ha subito quello che ha subito il popolo ebreo non ha il diritto di compiere atti come quelli che commettono sul popolo Palestinese. Vergogna.
(Susanna) Ogni angolo della terra ha la sua bellezza. Purtroppo viene rovinata troppo spesso dalla guerra. Un augurio di PACE a tutte le popolazioni che ancora non conoscono questa parola.
(Giovanni) E comunque non riusciremo mai a spegnere il bel sorriso di questi bambini.
(Antonio) L'augurio che la gente "guardi" e non solo veda le vostre foto.
(Davide) Guardate i loro occhi: quanto dolore, tristezza, angoscia...ma anche quanta gioia di esistere con la loro dignità di persone.
(Camillo) La mostra è molto bella, colpisce il contrasto tra i luoghi distrutti, "morti" e le persone che manifestano una grande vitalità, seppure velata da una grande tristezza negli occhi, anche quando sono felici.
(Emilia) Complimenti per aver reso evidenti situazioni di vita in cui i diritti vengono continuamente violati.
(Senza firma) Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che PACE!!!
(Cecilia) Complimenti: forse riuscirete ad aprire gli occhi e la mente a qualcuno, o magari a molte persone.
(Alice, bambina di 6anni) La guerra non serve a niente e la pace serve a tante cose.
(Sofia) Se il mondo fosse un vero mondo la guerra non esisterebbe
(Senza firma) La vera essenza della Palestina.
(Alessandra) Non ci sono parole per descrivere il degrado a cui sono costrette le persone per colpa della guerra e dell'intolleranza.
(Enzo) Chi ha subito quello che ha subito il popolo ebreo non ha il diritto di compiere atti come quelli che commettono sul popolo Palestinese. Vergogna.
(Susanna) Ogni angolo della terra ha la sua bellezza. Purtroppo viene rovinata troppo spesso dalla guerra. Un augurio di PACE a tutte le popolazioni che ancora non conoscono questa parola.
(Giovanni) E comunque non riusciremo mai a spegnere il bel sorriso di questi bambini.
(Antonio) L'augurio che la gente "guardi" e non solo veda le vostre foto.
(Davide) Guardate i loro occhi: quanto dolore, tristezza, angoscia...ma anche quanta gioia di esistere con la loro dignità di persone.
(Camillo) La mostra è molto bella, colpisce il contrasto tra i luoghi distrutti, "morti" e le persone che manifestano una grande vitalità, seppure velata da una grande tristezza negli occhi, anche quando sono felici.
(Emilia) Complimenti per aver reso evidenti situazioni di vita in cui i diritti vengono continuamente violati.
(Senza firma) Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che PACE!!!
(Cecilia) Complimenti: forse riuscirete ad aprire gli occhi e la mente a qualcuno, o magari a molte persone.
(Alice, bambina di 6anni) La guerra non serve a niente e la pace serve a tante cose.
(Sofia) Se il mondo fosse un vero mondo la guerra non esisterebbe